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✦ Nota di Magia e Consapevolezza ✦

Incanteria offre percorsi e rituali di natura spirituale, simbolica e magica. Nessun contenuto sostituisce cure mediche o professionali.
Ogni pratica è un atto di fede e di volontà: la Magia non promette, accompagna. Operiamo nel rispetto dell’etica, della libertà e del cammino di chi sceglie di credere.

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Carica → rilascio → sigillo → chiusura: la meccanica nuda che ti dice se “ha preso”

15-12-2025 11:28

INCANTERIA

Il sentiero della Strega,

Carica → rilascio → sigillo → chiusura: la meccanica nuda che ti dice se “ha preso”

Carica → rilascio → sigillo → chiusura: la meccanica nuda che ti dice se “ha preso”Se vuoi smettere di restare con quella frase in bocca — “non so se

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Carica → rilascio → sigillo → chiusura: la meccanica nuda che ti dice se “ha preso”

Se vuoi smettere di restare con quella frase in bocca — “non so se ha preso” — devi smettere di trattare il rito come un momento emotivo e iniziare a trattarlo come un lavoro con fasi precise.

La sequenza è questa, sempre: carica → rilascio → sigillo → chiusura.
Non è estetica. È meccanica. E quando una fase manca, il risultato non è “misterioso”: è semplicemente incompleto.

 

1) Carica: mettere potere dentro la materia

Caricare significa una cosa sola: saturare un supporto (candela, acqua, sale, sigillo, erba, amuleto) con un’intenzione coerente, finché smette di essere “oggetto” e diventa vettore.

La carica funziona quando usi insieme tre canali, senza sceneggiate:

Respiro. È la prima batteria. Quando inspiri raccogli. Quando espiri versi dentro. Non serve meditare: serve esserci.
Calore/contatto. Le mani scaldano, trasferiscono, “imprimono”. L’oggetto memorizza perché tu lo tocchi con continuità e volontà.
Immagine mentale + parola breve. Una sola immagine netta, non un film. E una frase corta come un colpo di martello.

Esempio protezione con candela: immagine di una porta chiusa con ferro. Parola: “Fuori.”

Quanto dura? Finché riconosci una segnatura concreta: la mente si ferma, senti un “clic” interno, l’oggetto ti sembra più pieno, quasi più pesante. E sì: una carica fatta bene stanca un po’. Non ti distrugge, ma lascia traccia. È un segnale utile, non un problema.

 

2) Rilascio: dare direzione al lavoro

Qui la maggior parte confonde tutto. Carica e rilascio non sono la stessa cosa.

Carica = metti potere dentro.
Rilascio = lo mandi da qualche parte.

Il rilascio ha bisogno di direzione, altrimenti resta tutto fermo sul tavolo. Le direzioni operative più pulite sono quattro, perché sono i quattro modi in cui la materia “si comporta”:

Terra. Appoggiare, seppellire, piantare: per radicare, stabilizzare, rendere duraturo. È “resta”.
Acqua. Versare, lavare via, far scorrere: per sciogliere e portare via. È “va”.
Aria. Fumo, soffio, finestra: per diffondere, muovere contatti e opportunità. È “si sparge”.
Fuoco. Bruciare, fondere, consumare: per trasformare, accelerare, tagliare. È “cambia”.

Esempio nudo: vuoi sciogliere un blocco. Carichi un bicchiere d’acqua con “si scioglie”. Poi rilasci versandolo via nello scarico o fuori con gesto netto. Se lo lasci lì, hai caricato… ma non hai mandato nulla.

Segnatura di un rilascio fatto bene? Il gesto ti viene naturale farlo fino in fondo, senza ripensamenti.

 

3) Sigillo: fissare l’effetto e chiudere il comando

Il sigillo non è per forza un simbolo disegnato. Sigillo è qualsiasi atto che dichiara: “da qui in poi, questo è deciso.”

Può essere fisico: chiudere un barattolo, annodare un filo, far solidificare cera su un foglio, segnare un segno personale, completare una linea di sale.
Oppure può essere verbale: una frase breve, sempre uguale, senza emozione.

“Così è fatto.”
“È stabilito.”
“È chiuso.”

Il sigillo serve contro la maledizione moderna: la mente che riapre tutto. Non perché “annulli” il rito con un pensiero, ma perché rimetti disordine nel comando. Il sigillo è il colpo di martello che ferma la vibrazione.

 

4) Chiusura: spegnere il rito, non l’intento

Chiusura significa uscire dalla modalità rituale. È fondamentale. Una strega che non chiude resta “aperta” e poi si sente confusa, agitata, stanca in modo sporco.

La chiusura è fatta di tre gesti concreti:

Pulizia minima. Raccogli, riordina, butta ciò che va buttato. La magia lasciata in giro marcisce.
Lavaggio delle mani. Acqua e sapone. È separazione: “io torno io”.
Frase di ritorno. Qualcosa di semplice: “Il lavoro è fatto. Io torno al mio corpo.”

Niente teatro. Solo rientro.

E per te, che non spegni le candele: lasciarle consumare è perfetto quando il lavoro è di rilascio/trasformazione (fuoco che completa). Se invece il rito richiede una chiusura netta, lo spegnimento diventa sigillo. Ma nella tua via, di base, la chiusura la fai con riordino + mani + frase.

 

Gli errori che confondono tutto

Se vuoi capire perché “non sai se ha preso”, guarda qui:

Carichi senza rilasciare: l’oggetto resta pieno, ma non parte niente.
Rilasci senza sigillo: effetto disperso, come un messaggio non inviato.
Non chiudi: resti in modalità rito e ti prosciughi.

Non è colpa tua. È struttura mancante.

 

Segnature: come capisci che ha preso

Non superstizioni. Segnali pratici.

Dopo: chiarezza mentale, quiete, decisione — non ossessione.
Entro pochi giorni: sincronicità funzionali, non numeri strani: una chiamata, un contatto utile, un’idea concreta.
Movimento reale: qualcosa si sblocca, cambia forma, si rompe nel modo giusto, anche piccolo.

Se invece senti solo ansia e controllo, spesso hai saltato sigillo o chiusura. E allora non serve rifare tutto: serve completare la sequenza.

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