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✦ Nota di Magia e Consapevolezza ✦

Incanteria offre percorsi e rituali di natura spirituale, simbolica e magica. Nessun contenuto sostituisce cure mediche o professionali.
Ogni pratica è un atto di fede e di volontà: la Magia non promette, accompagna. Operiamo nel rispetto dell’etica, della libertà e del cammino di chi sceglie di credere.

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Il respiro che libera

11-10-2025 13:08

INCANTERIA

Il sentiero della Strega,

Il respiro che libera

Il respiro che libera  C’è un istante, prima della parola, in cui il petto si apre e l’aria entra come una promessa. Il soffio non si vede, ma muove l

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Il respiro che libera 

 

C’è un istante, prima della parola, in cui il petto si apre e l’aria entra come una promessa. Il soffio non si vede, ma muove la fiamma, increspa l’acqua, sveglia la cenere. 

Nella tradizione stregonica il respiro è una chiave antica: dà forma all’intento, scioglie ciò che si è indurito, riconduce a casa ciò che si è disperso. 

Incanteria lo insegna così: pochi gesti, parole sobrie, materia onesta. 

Fuoco, sale, respiro.

Quando il soffio è guidato, il corpo ricorda. Quando è consacrato, la soglia si apre. E ciò che pesa, finalmente, scivola via. 

 

Il soffio come principio: dalla vita al rito 

Nelle lingue degli antichi, “respiro” e “spirito” erano sorelle. 

Soffio che anima, aria che muove il vivente. 

Non è poesia: è esperienza. 

Nel lavoro magico, il soffio è il ponte fra invisibile e materia. 

Dirige l’intento, “accende” le erbe, consacra lo spazio. 

 

Interpretazione energetica: Il respiro raccoglie, accentra, porta dentro. L’espiro rilascia, affida, lascia andare. 

È la grammatica minima della purificazione. 

 

Pratica: Inizia ogni rito con tre respiri contati: inspira tre sec. , trattieni uno, espira cinque. 

Al terzo ciclo, pronuncia piano:  «Entro pulita, esco più leggera.» 

Il corpo capisce la lingua breve. 

 

Materia e soffio: fuoco, sale, acqua 

Il soffio governa gli elementi. 

Al fuoco dà direzione, al sale dà mandato, all’acqua dà memoria. 

 

Interpretazione energetica: Quando soffi, consegni all’elemento un compito preciso: bruciare l’eccesso, assorbire l’impuro, placare il turbolento. 

 

Pratica

Sul fuoco. Accendi una candela bianca. Avvicina il volto, espira a filo: «Ardi ciò che non serve.» Il soffio non spegne: guida. 

 

Sul sale. Una ciotola, un pizzico di sale tra pollice e indice. Inspira, avvicina alla bocca, soffia breve: «Bevi le scorie, restituisci il limpido.» 

 

Sull’acqua. Una tazza d’acqua corrente. Tre soffi lenti a spirale e una formula: «Acqua, ricordami semplice.» 

 

Ritmi antichi del respiro: il passo della scopa

Nelle case di un tempo si spazzava dal fondo alla porta. 

Anche il respiro ha verso. 

 

Interpretazione energetica: L’inspiro entra “dal fondo” (retro del corpo, reni, schiena). L’espiro esce “verso la porta” (bocca, mani). È un’azione di sgombero. 

 

Pratica: In piedi, piedi nudi ben piantati. Tre inspiri dal naso “nel retro” del corpo. Espira dalla bocca come un filo che va avanti. Con la mano dominante, accompagna l’espiro a spazzare l’aura dal cuore alla punta delle dita. Formula breve, a ogni espiro: «Vattene, polvere antica.» Semplice, funziona. 

 

Il Nome nel soffio: nominare per sciogliere 

Ciò che non ha nome resta confuso. 

Quando lo nomini, prende forma e può andarsene. 

 

Interpretazione energetica: La parola aggancia, il soffio rilascia. In coppia, sono lama e fodero. 

 

Pratica: Se devi liberarti di una paura, dì piano, vicino al palmo: «Paura del giudizio». Inspira, senti dove siede nel corpo. All’espiro, soffia nel palmo e poi sul sale. Chiudi con: «Ti ho visto: ora sciogliti.» Il sale farà il resto. Dopo, gettalo all’esterno, non nello scarico.

 

Il filo e il nodo: respirare i legami che stringono 

Non tutti i legami sono catene; alcuni nutrono. 

Il rito distingue. 

 

Interpretazione energetica: L’inspiro riconosce la parte buona del legame; l’espiro scioglie la stretta inutile. 

 

Pratica: Prendi un filo (cotone o lana). Tieni un nodo tra pollice e indice. Inspira: «Tengo ciò che mi sostiene.» Espira mentre allenti: «Lascio la stretta che mi ferma.» Al terzo ciclo, il nodo si apre senza strappo. Conserva il filo liscio, getta via il pezzetto annodato. 

 

Il respiro nello spazio: soglia, direzione, chiusura 

Un rito pulisce se lo spazio è chiaro. 

Il respiro lo segna come una cornice invisibile. 

 

Interpretazione energetica: Le quattro direzioni chiamate con il fiato danno ordine al lavoro. 

 

Pratica: In una stanza arieggiata, in piedi al centro: 

Est (aria): soffia leggero verso una finestra: «Apriti, pensiero.» 

Sud (fuoco): soffio caldo verso la candela: «Ardi, coraggio.» 

Ovest (acqua): soffio rotondo verso la ciotola: «Scorri, memoria.» 

Nord (terra): soffio profondo a terra: «Stati, ossa.» 

Chiudi con un espiro lungo verso il petto: «Siamo in buona compagnia.» 

 

Quando il respiro vacilla: recuperare il centro 

A volte il fiato è corto non per corsa, ma per peso. 

Prima di purificare, bisogna ritrovare ritmo. 

 

Interpretazione energetica: Il centro si ricostruisce con misura: contare non è sterile, è corda per risalire. 

 

Pratica: Seduta, spalle contro il muro. Conta così per 9 cicli: 4 sec. inspira, 1 tieni, 6 espira. Se sale emozione, dille: «Ti ascolto dopo.» 

Formula di chiusura, sussurrata:  «Respiro, e torno intera.» 

 

Esempio concreto: dalla paura alla fiducia 

Mettiamo che tu stia lavorando su fiducia. Ti senti bloccata prima di presentarti, di mostrarti, di dire “ci sono”. 

 

Esempio di nomina

Nomina piana: «Paura di non essere all’altezza.» Tre cicli di respiro «scopa» (dietro-avanti), soffiando la paura nel palmo e poi sul sale. 

 

Sostituzione: inspira con la parola fiducia, espira dicendo «Mi affido al passo che ho.» 

 

Sigillo: un soffio sulla candela bianca, senza spegnerla, per “dare fuoco” alla fiducia. 

 

Chiudi la porta alle spalle, esci cinque minuti a piedi. 

 

Il rito agisce meglio se il corpo cammina. 

 

 

Il respiro è il più antico degli strumenti: nessun costo, nessuna scena, solo presenza. Entra, esce, misura, libera. 

Quando lo lasci lavorare con la materia (fuoco, sale, acqua) si fa ponte fra ciò che senti e ciò che accade. 

 

Se qualcosa resta opaco, puoi chiedere uno sguardo diverso: i Tarocchi sono uno specchio che non giudica, indicano il punto preciso dove l’aria si è fermata e dove ricominciare a fluire. 

Ascolta: ogni carta ha un ritmo, ogni stesa ha un respiro. E il respiro, quando è ascoltato, apre strade. 

 

«E se senti che qualcosa dentro di te chiede di essere sciolto, forse è solo il momento di guardarlo da un’altra prospettiva. Una carta sa sempre dove inizia il nodo… e da lì, tutto il resto si allenta da solo.»

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