
La parola che dissolve
Linguaggio rituale per sciogliere legami, preghiere e formule di rilascio (studio storico e simbolico)
C’è una parola che non costruisce, ma libera. Una parola che non incanta, ma scioglie. È la parola che dissolve un linguaggio antico e preciso, nato per accompagnare il gesto del rilascio. La sua forza non sta nel tono, ma nella verità che porta con sé: quella del lasciar andare.
Le radici del linguaggio che scioglie
In tutta la tradizione mediterranea, la parola è sempre stata un atto di potere.
Nelle campagne italiane si tramandavano formule di scioglimento, dette sottovoce davanti a una candela o a un piatto d’acqua.
Si “disfaceva ciò che era stato fatto”, non per distruggere, ma per ristabilire equilibrio.
Il sale assorbiva, l’acqua portava via, la voce dichiarava la liberazione. Era una magia semplice, ma profondamente consapevole:
“ciò che è nominato può essere trasformato. ciò che è pronunciato con verità può essere sciolto. ”
Il potere del verbo
Ogni formula efficace nasce da tre elementi:
Nominazione: chiamare le cose con il loro nome. “Sciolgo la paura di fallire”, “sciolgo il legame con il dolore antico”.
Ritmo: la ripetizione imprime forza. Tre, sette o nove volte, il numero è battito, non superstizione.
Respiro: la parola si pronuncia espirando, perché il fiato porta via ciò che non serve più.
La parola che dissolve non implora, non urla, non supplica.
È un linguaggio chiaro, fermo, radicato.
Una parola che sa cosa vuole.
Etica e intenzione
Sciogliere non significa “rompere” con rabbia o fretta.
Significa congedare con consapevolezza ciò che non nutre più: abitudini, paure, legami stanchi, energie residue.
Mai si lavora sul campo altrui, mai si spezza ciò che appartiene ad altri.
Si lavora sulla propria libertà.
Ogni parola pronunciata nel rito deve nascere da questo principio:
“Non voglio ferire. Voglio restituire equilibrio.”
Preparare la voce e il rito
Trova un luogo tranquillo.
Accendi una candela bianca e prepara sale e acqua: il sale per assorbire, l’acqua per portare via.
Respira profondamente tre volte, sciogli la mandibola, allinea voce e cuore.
Il tempo ideale è la luna calante, quando anche la luce si ritira e tutto invita al rilascio.
La formula che scioglie
“Io nomino ciò che voglio sciogliere: [nomina]. Ti riconosco, ti separo, ti lascio andare. Ciò che non serve si dissolve nella luce. Ciò che è mio rimane, puro e saldo. Così è.”
🔹 Esempio pratico: Se senti di essere trattenuta da una paura o da una situazione che non riesci a lasciare andare, la frase potrebbe diventare:
“Io nomino ciò che voglio sciogliere: la paura di non essere abbastanza per realizzare i miei sogni.”
“Ti riconosco, ti separo, ti lascio andare.”
“Ciò che non serve si dissolve nella luce. Ciò che è mio rimane, puro e saldo. Così è.”
L’importante è che le parole siano oneste e dirette, dette con presenza. Non serve cercare termini complicati o “magici”: la verità è già un incantesimo.
Ripeti la formula tre o nove volte.
Alla fine, versa il sale nell’acqua e bevi un sorso in silenzio.
È l’ultimo atto: il respiro torna limpido, il campo si alleggerisce.
Dopo lo scioglimento
Ogni volta che un legame si scioglie, resta uno spazio.
È un silenzio fragile, ma fertile.
Non riempirlo subito.
Ogni mattina, per sette giorni, pronuncia una frase di rinascita:
“Ringrazio ciò che si è dissolto e accolgo ciò che nasce.”
“Scelgo la pace che segue il taglio.”
Così la parola che dissolve diventa anche parola che benedice.
La parola che dissolve è una soglia: quella che separa il passato dal presente.
È un linguaggio sacro che ti insegna a lasciare andare con grazia, a respirare nel vuoto, a rinascere senza catene.
Eppure, a volte, il nodo non è dove credi.
Ci sono fili invisibili che si intrecciano in profondità, oltre ciò che la mente riconosce.
In quei momenti, i Tarocchi diventano una bussola preziosa: non per prevedere, ma per illuminare il punto esatto da cui iniziare a liberarti.
Ogni carta parla il linguaggio dei legami, dei silenzi, delle scelte non dette.
Può mostrarti dove la tua parola deve agire e come pronunciarla con verità.
Perché la dissoluzione non è solo un gesto: è una comprensione.
Se senti che la tua voce non basta più, se intuisci che dietro quel legame c’è una storia che vuole essere vista, lascia che sia una lettura di Tarocchi a guidarti.
A volte basta una sola carta per rivelare il punto esatto del nodo… e da lì, la parola che dissolve nasce da sola.


