
Le Janare
Le Streghe di Benevento che Non Potevano Essere Fermate
Nel cuore del Sannio, tra vicoli stretti, fiumare oscure e campi che cambiano colore col vento, vive la leggenda più feroce e radicata d’Italia: le Janare.
Non erano streghe da fiaba, né donne perse nella superstizione.
Le Janare erano un potere sociale, prima ancora che magico.
Donne che conoscevano troppo, che vedevano troppo, che parlavano poco.
E questo bastava per farle temere.
Origine del nome
La parola “Janara” ha radici molteplici e taglienti.
Può venire da:
– Dianara, “seguace di Diana”, signora della notte e dei confini.
– Janua, “porta/soglia”, quelle che attraversano senza chiedere permesso.
– Ianare, “le donne che sanno fare”, termine popolare che dice più di mille teorie.
Nessuna di queste è sbagliata.
Tutte raccontano la stessa cosa: donne fuori dal controllo degli uomini e della chiesa.
Cosa facevano davvero
La tradizione le vuole notturne, veloci, mute quando serve.
Si dice che conoscessero:
– le erbe amare che tolgono o rimettono;
– le acque che curano e quelle che spezzano;
– i nodi e gli scioglimenti;
– il vento del fiume Sabato, che porta ciò che non deve restare;
– il “passo sospeso”, quella percezione che avvisa prima che succeda.
Le Janare erano soprattutto maestre del non farsi prendere: nessuno poteva bloccarle se non con un gesto preciso, e comunque raramente funzionava.
Il mito dell'acchiappare la Janara
La credenza popolare diceva che per fermare una Janara bisognasse:
– afferrarla per i capelli
– pronunciare una formula
– e tenerla fino all’alba
Una fantasia maschile. Un tentativo di ridurre un potere complesso a un gesto fisico.
In realtà, la Janara era temuta perché non si lasciava prendere da niente e da nessuno.
Perché erano temute
Una Janara:
– capiva le intenzioni prima delle parole
– non aveva bisogno di confessare la sua forza
– viveva ai margini e ne traeva vantaggio
– conosceva i debiti energetici della comunità
– non aveva paura dell’ombra, solo di chi non sa cosa farne
Non era la magia a spaventare la gente. Era l’indipendenza.
Janare e persecuzioni
Il Sannio è stato uno dei territori dove l’Inquisizione ha colpito più duro.
Le donne che vivevano sole, coltivavano erbe, assistevano ai parti o semplicemente non piacevano al vicinato… venivano etichettate come Janare e usate come capro espiatorio.
La Janara non era il male. Era la donna fuori dall’ordine.
E questo, per quei tempi, era sufficiente per condannare.
L’eredità
Oggi le Janare non sono il ricordo di una paura.
Sono il simbolo di una forza che non ha mai chiesto scusa: la donna che sa guardare, sa leggere, sa scegliere, sa difendersi.
Chi si riconosce in loro non vuole essere buona. Vuole essere libera, lucida e inaccessibile.


